Categoria: RSD News

Il sodalizio fra Fabrizio De André e la PFM, avvenuto quarantuno anni fa, nacque davanti a una bottiglia di Vermentino e a un piatto di funghi che nessuno voleva mangiare, tranne Faber. Attorno a quel tavolo in Sardegna iniziò a prendere forma la strada magica e ribelle che unì indissolubilmente il grande cantautore genovese e la rock band italiana.
Il docufilm diretto da Walter Veltroni, realizzato da Except, dal titolo “Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato”, pellicola distribuita nelle sale italiane solo per tre giorni, il 17, 18 e 19 febbraio da Nexo Digital (qua l’elenco delle sale). ripercorre quel legame, partendo dalla ritrovata registrazione video completa del concerto del 3 gennaio 1979 a Genova. Lo storico filmato dello spettacolo, che si credeva perduto, è stato ritrovato con il supporto di Franz Di Cioccio e custodito per oltre 40 anni dal regista Piero Frattari, che partecipò alla realizzazione delle riprese.“Con Fabrizio ci conoscevamo già dagli anni ’60, quando ci chiamavamo ancora “Quelli”, collaborammo insieme per l’album “La buona novella”. Ma il progetto comune arrivò dopo, sul finire degli anni’ 70”, ha ricordato Franz Di Cioccio, batteria e voce della Premiata Forneria Marconi. La PFM doveva suonare a Nuoro, in Sardegna. De Andrè, che come risaputo viveva nella sua Agnata, voleva venire a vederli a tutti i costi, stregato da quei suoni potenti e “sporchi”. Ma non aveva la patente e non sapeva come fare a raggiungere il gruppo. “Ci raccontò che costrinse un pastore sardo, non proprio espansivo, ad accompagnarlo con l’auto all’esibizione – ha continuato Di Cioccio – ce lo siamo detti tante volte, venivamo da due universi molto diversi, per certi versi opposti: noi eravamo degli scapestrati capelloni che facevano musica perché non avrebbero mai potuto fare altro, lui invece un borghese che aveva tutto. Ma eravamo ribelli, sia noi che lui, non ci riconoscevamo in quello che ci circondava e non seguivamo chi ci voleva imporre strade già scritte. In quell’andare in “direzione ostinata e contraria” ci siamo ritrovati”.Finito il concerto, Faber e la band andarono a casa del cantautore per mangiare qualche cosa e parlare tranquillamente. “Ci mise sotto il naso un piatto di funghi – ha spiegato Di Cioccio – ma nessuno di noi voleva mangiarli, avevano un aspetto strano, non sembravano neppure commestibili. Allora lui lanciò la sfida: “se li mangio io, li mangiate anche voi: qui nessuno si alza se non assaggia i funghi”. E così fu, tutto annaffiato da bottiglie di Vermentino. Una notte di lunghi discorsi”. In quella sera si gettarono le basi per un tour che, in quel 1979, sarebbe entrato nella storia, soprattutto per la nuova veste delle canzoni di De André, arricchite dai suoni elettrici del gruppo milanese. Alcuni dei cosiddetti puristi storsero il naso. “Faber, in un secondo momento ci disse che quasi tutte le persone che aveva incontrato o a cui aveva chiesto un consiglio, gli avevano intimato di non mettere in piedi una collaborazione con noi. Dicevano che eravamo delle “bestie”, che con i nostri strumenti rock avremmo offuscato la sua poetica e la sua chitarra delicata”, ha concluso Di Cioccio. Lo stesso De André, all’inizio della tournée, rispose così ai critici: “L’idea di un tour con un gruppo rock in un primo momento mi spaventò, ma il rischio ha sempre il suo fascino: forse in una vita precedente ero un pirata”.